mercoledì 3 gennaio 2007

THE MAC SYSTEM MANAGEMENT --definizione--

Una delle complicazioni più grandi degli economisti è la comprensione dei sistemi economici reali che prescindono dal sistema legale e delle comunicazioni sociali.
Esiste cioè una economia che è sempre sommersa per ogni data legge e per ogni dato sistema di comunicazione sanzionato o obbligatorio che sia.
In tale sommerso in realtà l’impresa, il consumatore, il politico, l’ente pubblico producono una economia che rimane implicita nel sistema economico, cioè non appare né allo stato, né alle società di revisione, né agli enti che svolgono una funzione moralizzatrice.
Sicchè anche in presenza della migliore forma legislativa che uno Stato possa darsi esisterà sempre il problema dello shirking, del free riding e del morhal hazard.( cioè è dimostrato dalla scuola della Public Choise, vedi Buchanan e Tullock, con riferimento ai fallimenti dello Stato, e dalla Economia del Benessere con riferimento ai fallimenti del mercato, vedi Pigou e la scuola marshialliana di Cambridge)
Ora mi domando: perchè continuare a fingere di vivere una società in cui sia possibile una rappresentazione legale ed una comunicazione effettiva delle tensioni di economia politica statali o di mercato?
Non è forse meglio guardare la sostanza del fenomeno economico per trarne un sistema decisionale , schema di pensiero e di azione pragmatico e concreto, che sia un ordinamento di conoscenze per l’economista, e un utile breviario sia per il cittadino perso nel sistema politico e di mercato, che per l’impresa o i partiti che invece quel sistema contribuiscono a formare?

Ecco la necessità di razionalizzare le decisioni nel c.d. MAC ( money and consent) SYSTEM MANAGEMENT

Nel MAC SYSTEM si assume che negli scambi che vengono realizzati i soggetti coinvolti cerchino di ottimizzarre sostanzialmente due grandezze ossia gli aspetti quantitativi monetari ( in cui si aggregano i profitti, i redditi, i flussi finanziari generici ed anche le tangenti) e i voti validi alle elezioni, cioè il consenso ( in cui si aggregano sia i singoli votanti che i soggetti che sono portatori di voti, ossia candidati stessi che vengono assegnati ad una lista per voto di scambio, o anche strumenti di comunicazione che consentano di aumentare la popolarità).
Ci si domanderà: perché assumere che tutto quello che si vuol scambiare sia esprimibile in termini di flussi monetari o di consenso?

Risposta: si tratta di una conclusione desumibile dall’osservazione del comportamento dei gruppi dominanti e di coloro i quali aspirano all’acquisizione del potere e di una maggiore influenza( i quali cioè pongono in essere un comportamento imitativo, facendo proprio il comportamento della classe dominate,e competitivo perchè cercano di scambiare più velocemente e con più efficienza moneta e consenso) è cioè l’orientamento più comune e condiviso della nostra società, che certo non è condiviso interiormente da tutti ma comunque consolidato nelle strutture di azione implicite degli individui.

Il MAC SYSTEM è dunque un sistema in cui il soggetto operante non riconosce autorità istituzionali sovraordiante con le quali non sia possibile realizzare degli scambi in termini di money and consent, non esistono cioè delle autorità che non scambino le proprie funzioni con posizioni sociali, questo perchè nel mac sistem è possibile la corruzione, la concussione, lo scambio mafioso ( cioè si tratta di fenomeni che vengono presi in considerazione e non ignorati come generalmente accade nella trattazione degli economisti ). Quindi è un sistema che si adatta sia all’economia formale, nella normale e ordinaria determinazione delle sue variabili macro e microeconomiche ( pil, indici azionari, tassi di cambio, tassi di interesse, disoccupazione, azioni del consumatore e dell’imprenditore, economia pubblica) che all’economia che non rileva dai dati statistici ( economia sommersa o economia di scambio o economia mafiosa).



Ecco fornita la definizione di MONEY AND CONSENT SYSTEM MANAGEMENT, un sistema decisionale volto a formare il cittadino, l’uomo d’affari ed il politico che vogliano ottimizzare le proprie risorse nel sistema economico occidentale a capitalismo avanzato, su basi empiriste, non ideologiche, nell’affermazione del pragmatismo di stampo anglosassone.

venerdì 22 dicembre 2006

No al trade off tra eutanasia e welfare

La Costituzione italiana all'art 32 al primo comma dispone che "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti", si tratta di una disposizione dalla quale trae origine la pubblicità del Sistema Sanitario Nazionale poichè è appunto compito della Repubblica assicurare che a tutti ( attenzione non soltanto ai cittadini, ma in generale agli individui, quindi anche a chi non è in possesso della cittadinanza) vengano garantite le cure necessarie. Quindi assicurare la salute dei cittadini è un dovere dello Stato. Lo stesso articolo 32 della Costituzione al secondo comma dispone che "Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".Il che significa che il dovere dello Stato di curare gli individui nell'interesse della collettività è sottoposto ad un unico limite, quello relativo al diritto dell'individuo di non essere curato coercitivamente. In realtà poi il padre costituente dispone che che il diritto dell'individuo di non essere curato coercitivamente può essere rimosso con la legge " se non per disposizione di legge", ma comunque la legge non può violare il limite ultimo rappresentato "dal rispetto della persona umana". cioè in sintesi:
Lo Stato deve curare tutti quelli che ne hanno bisogno;
Lo Stato non può usare la forza per curare a meno che ciò non sia stabilito nella legge ordinaria;
La legge ordinaria che dispone il trattamento sanitario coercitivo non può contrastare con il limite del rispetto della persona umana.
Ora bisogna domandarsi in che cosa si può concretizzare il limite del rispetto della persona umana?
La soluzione è sempre nella costituzione che stabilisce i diritti fondamentali della persona.
Tra questi diritti non vi è il diritto all'eutanasia.
Dunque l'introduzione del diritto all'eutanasia dovrebbe avvenire con una modifica della Costituzione, rispetto alla quale il legislatore ordinario possa legiferare senza incorrere in dubbi di legittimità costituzionale.
Ora se il procedimento di novazione degli istituti di diritto pubblico si sviluppasse con l'introduzione di un nuovo diritto nella sua compatibilità con l'impianto costituzionale, non vi sarebbero problemi, certo si direbbe, è una questiopne etica ( come del resto ve ne sono tante nella Costituzione) ma comunque risolvibile fermo restando i diritti acquisiti. Ma se invece si stabilisse un trade off tra diritto individuale alla salute e dovere dello Stato di curare gli indigenti allora la quesitone potrebbe risolversi negativamente per la Democrazia e la Finanza Pubblica.vediamo perchè.
Il legislatore potrebbe non consacrare il diritto all'eutanasia nella Costituzione ( che tante polemiche porterebbe se venisse introdotto) ma potrebbe scegliere ( e ciò ha una sua grande convenienza economica) semplicemente di modificare l'art 32 della Costituzione rimuovendo la parte in cui è stabilito che esiste un Dovere dello Stato a curare. Se cioè non esistesse un Dovere dello Stato ( così assoluto nell'attuale ordinamento) allora esisterebbe certo maggiore libertà per i cittadini che potrebbero decidere, non esistendo un dovere a curare, di non farsi curare o di fermare le cure nel momento desiderato. Se venisse rimosso il Dovere dello Stato e se poi i cittadini decidessero di non farsi curare allora in effetti vi sarebbe spazio per l'attuazione amministrativa dell'eutanasia anche se questa non fosse oggetto di diritto autonomo.Si potrebbe dire:" bene! E' la strada più facile" certo ma è anche la più sconsiderata e vediamo perchè nascerebbero problemi per la Democrazia e la Finanza Pubblica.
Se si rimuove il Dovere dello Stato a curare allora è come se si aziendalizzasse, si privatizzasse tutto il settore della sanità.
Non esistendo il dovere dello Stato a curare, non esisterebbe neanche il Servizio Sanitario Nazionale ( e questo è il pericolo per la Democrazia) ,ed inoltre si potrebbero introdurre in Italia quelle assicurazioni sanitarie private che tanto successo hanno nei sitemi sanitari di altri Stati ( e questo è il problema di Finanza pubblica).
Certo questo è un worst case scenario ( il peggiore possibile) ma immaginiamo anche soltanto una soluzione di compromesso. Si limita il dovere dello stato ( senza eliminarlo ) , consentendo da un lato l'eutanasia ( senza stabilirne il diritto ) e dall'altro le assicurazioni sanitarie private assestando un bel colpo al Sistema sanitario.
Ecco perchè sarebbe meglio che il diritto all'eutanasia venisse considerato autonomo rispetto al Dovere dello Stato di curare, èperchè in caso contrario si correrebbe il rischio di mettere in crisi equità nella fornitura dei servizi sanitari , cioè l'ultimo baluardo di welfare state ancora esitente.

Cristianesimo e capitalismo

Ieri sera sono uscito con delle persone, andiamo in un risto-pub ( queste nuove tipologie di locali che insieme svolgono centinaia di funzioni commerciali, in cui puoi fare di tutto dal bere una birra al comprare una casa, mentre giochi al videopoker e osservi l'icona del papa disposta accuratamente dal propietario a difesa del suo locale e contro la gura, spirito malefico della superstizione) e mentre in sottofondo si svolgeva una sfida canora al karaoke ( manifesazione della incapacità di vivere in assenza di esibizionismo) mi viene in mente una domanda che porgo al mio compagno di alluvione: " ma tu... ti interessi di politica?". Mentre attedevo curioso la risposta svolgevo le mie speculazioni filosifiche e statistiche giocando a dadi con la mia intuizione quando ad un certo punto noto un tale impegno nel preparare la risposta che penso tra me "ok è fatta,ci siamo,almeno non è un'ameba" ( rischio molto frequente quando si fanno nuove amicizie). Assumendo lo sguardo da Cicerone e atteggiamento parlamentare mi confida " si, mi interesso di politica, non mi piacciono i partiti, non credo nel pubblico, nello stato, mi piace Berlusconi anche se non sono di Forza Italia, apprezzo le capacità dialettiche di Fini. Tu invece mi sembri più dell'altro lato ( ed io penso a Nicki Vendola, lui sì' che è dell'altro lato...) diciamo che mi sembri comunista!" e aggiunge " mio padre è comunista non ti dico che casini a casa! pensa che io prima, fino ai 18 anni, ero iscritto al Fronte NAzionale!"e a quel punto nella mia mente scattano le immagini del facismo, duce, parate, preti e borghesi che in compagnia di giovani balilla cantano " giovinezza, giovinezza primavera....olelè olalà".Bevendo la Miller ( penso al mio amico Fabrizio in assenza del quale non riesco ad alluvionarmi) dico " bè diciamo che sono un cattolico non praticante di sinistra o in altri termini un egualitarista della crescita" a quel punto giro lo sguardo verso di lui e immagino di trovarlo morto sotto un vocabolario o fuggito in cerca di una ecicolpedia o defunto suicida. Bè certo penso tra me , non vale, io la risposta me l'ero preparata! Cmq mi risponde " strano...se sei cattolico dovresti essere di destra come me!".

A questo punto nasce in me la seguente riflessione sul Cristianesimo e capitalismo:

il cristianesimo è rivelazione divina , il capitalismo invece è quella particolare forma di sviluppo economico, civile e sociale che si è affermata empiricamente ed evoluzionisticamente, con la forza, perchè più capace di produrre benessere individuale e sociale di ltri sistemi. Dunque in realtà il cristianesimo e il capitalismo sono su sfere diverse,mparagonabili, non sono controntabili perchè l'uno, il cristianesimo è rivelazione dello spirito divino, l'altro il capitalismo è dominio della materia. Certo è vero che poi gli uomini vivono la propria esistenza biografica essendo sia spirito che materia e quindi poi alla fine è nella vita degli uomini che stridono le contrapposizioni che sono però per lo più formali o costruite. E' ovvio cioè che anche il credente, come l'ateo, vive nella società, nel capialismo ed anche se la sua vita non si esaurisce nello stesso , perchè il capialismo non può contenere ed estinguere il cristianesimo, il credente deve purtuttavia scegliere se schierarsi a destra o a sinistra nel momento in cui ovviamente abbia scelto di dedicarsi all'attività politica.Mi domando a questo punto. Qual'è la scelta ottimale per un credente? Il cristiano insomma è di destra o di sinistra? Se applichiamo le definizioni tradizionali di destra ( cioè conservazione dell'ordine sociale esistente e dell'attuale struttura di potere) e di sinistra ( cioè cambiameentodell'ordinamento sociale e di potere) allora diciamo che un cristiano in politica è sia di destra che di sinistra, nel senso che da un lato difende le istituzioni tradizionali della società ( famiglia, lavoro, gerarchia) e dall'altro attacca le diseguaglianze ( e quindi cambia la società in senso egualitarista). Ecco perchè molto spesso si parla di centro e di moderati. Ed ecco perchè in asenza di una grande forza politica di ispirazione catolica, cioè moderata e di centro, che operi nella società, alla fine si perde il significato di destra e sinistra. Solo se esiste un partito di centro è possibile affermare nella duplice contrapposizione competitiva un'identità di sinistra non conservatrice e di destra non rivoluzionaria, consentendo alla società di svilupparsi senza perdere le tradizioni e senza limitare il progresso dell'individuo.

E mentre pensavo tutto questo e ne parlavo con il mio amico vedevo che anche lui la pensava così e mi dice alla fine " però sei uno strano comunista" ed io a lui " anche tu non scherzi come conservatore!".

lunedì 18 dicembre 2006

Le elezioni mafiose o meglio il paradosso della democrazia

Queste righe che seguono sono il frutto di una riflessione relativa ad un articolo letto sul blog del Grosso ( grosso.iobloggo.com) che ringrazio.

Esitono in Italia diverse mafie. Le mafie sono in sotanziale competizione tra loro. Vi sono mafie endogene ( camorra, cosa nostra, 'ndrangheta e altre) e mafie esogene ( albanese, cinese ecc). Il territorio ialiano è comunque controllato dalle mafie italiane. Le mafie di importazione svolgono attività meno redditizie di quelle italiane. Perchè dico tutto questo? perchè le mafie sono in competizione e ogni mafia vuole due cose: potere e impunità. Il potere si acquisisce con le attività criminose ( droga, armi, appalti, voto di scambio nei confronti di tutti i partiti) e l'impunità si ottiene grazie all'influenza sul sistema politico.bene. Pensiamo ora alla camorra che controlla Napoli, cioè pensiamo a Napoli. Oggi i Napolteni possono contare su di un sindaco che è stato Ministro dell'Interno, un Presidente di Regione che è un uomo di potere vero, il Ministro della Giustizia e addirittura il Presidente della Repubblica! Nonostante ciò il disagio nella città è massimo. Questo perchè la camorra oggi ha non solo il potere ma anche l'impunità. Non voglio dire che i politici sono camorristi. Ma che certo loro avranno molta difficoltà a metter in carcere i loro elettori! ecco qui spiegato il paradosso della democrazia. La soluzione potrebbe essere una riduzione dei diritti politici ( elettorato attivo e passivo) a chi ha commesso un certo numero di reati efferati e riconducibili alle organizzazioni criminose. Quindi non solo i boss ma anche gli scagnozzi. Costoro non potendo più votare libererebbero, almeno in una certa misura i politici dal voto di scambio consentendo alla democrazia di attaccare la mafia che sarebbe un corpo esterno allo Stato. Oggi invece nell'attuale sistema le mafie sono un corpo interno allo Stato che addirittura controlla lo Stato.Ecco perchè l'abitudine del potente ( come la Iervolino dell'articolo) rispetto al male. Un'abitudine che deve invece essere trasformata in scandalo con la civile e democratica politica di azione culturale e istituzionale.