venerdì 15 febbraio 2008

Alcune domande sul rapporo tra il postmoderno e la globalizzazione

Nella sua introduzione all'opera "La condizione postmoderna" Lyotard fa riferimento alla condizione postmoderna come ad una determinante di tipo culturale che riguarda lo stato del sapere e della scienza. Egli infatti scrive:

"L'oggetto di questo studio è la condizione del sapere nelle società piiù sviluppate. Abbimo deciso di chiamarla posmtoderna." ( Lyotard , la condizone postmoderna, Milano, feltrinelli, 2007, pag. 5)


Ma perchè Lyotard fa riferimento al postmoderno come ad una condizione della cultura? Che cosa si intende per cultura? e come questa incide sull'ordinamento della globalizzazione?

Cerco di rispondere queste domande.

Secondo la definzione che ne dà l'Abbagnano, nel suo Dizionario di filosofia, la cultura può essere intesa in due modi:

"Il primo e più antico è quello per il quale significa la formazione dell'uomo, il suo migliorarsi e raffinarsi [...]. Il secondo è quello per cui esso indica il prodotto di questa formazione, e cioè l'insieme dei modi di vivere e di pensare [...] che si sogliono anhce indicare come civiltà." ( Abbagnano Nicola, Dizionario di Filosofia, Torino Utet, 1998)



Il postmoderno sarebbe dunque la caratteristica dominante ovvero la forma culturale egemonica della contemporaneità, che riguarderebbe sia la formazione che il suo prodotto esistenziale, individuale e di gruppo, la sua civiltà. Il postmoderno è la civiltà dell'uomo sorto dalla caduta degli idoli, la forza che forma antropologicamente l'homo novus, e ne sostiene la produzione sotto il punto di vista ideale ed economico.

In questo senso il postmoderno ha posto le basi della globalizzazione, ha fatto scaturire la globalizzazione, ma nello stesso tempo è la globalizzazione come prodotto della stesa civiltà postmoderna, come insieme di rapporti economici, di produzione, di scambio.

E' tuttavia pure avendo il postmoderno generato la globalizzazione, come formazione di una nuova civiltà, è difficile dire se il feedback di questa relazione sia ancora postmoderna. Oggi siamo nella fase in cui è la globalizzazione, come prodotto della condizione postmoderna, che deve esprimere la sua influenza sulla società stessa, ed in questo senso il quadro culturale potrebbe cambiare nuovamente in base alla risposta di feedback.

La cultura intesa come condizone del sapere genera gli elementi per l'affermazione di una civiltà concreta. Questa civiltà concreta produce degli atti e istituisce degli enti che modificano la cultura , intesa come condizione del sapere.

Ecco perchè per comprendere la globalizzazione è necessario comprenderne la premessa culturale, come condizione del sapere che è il postmoderno. E questo vale soprattutto per gli economisti, specie per quelli che si occupano di finanza e di commercio internazionale, oltre che di economia pubblica, che considerano nell'analisi economica e matematica, la variabile fondamentale costituita dall'esistenza di una civiltà egemonica che influenza lo stato del mercato, che cioè impone delle scelte, che in un certo senso comprime la libertà di scelta degli operatori del mercato. Una sorta di coscienza che interviene nelle scelte dell'homo oeconomicus e fa apparire più razionali talune scelte piuttosto che altre.

Si tratta di una consideraizone che può forse essere meglio compresa con riferimento ad altre epoche storiche, e ad altre condizioni politiche, economiche e culturali.

Per fare un esempio è come se si volesse analizzare il sistema economico sovietico , o il capitalismo, senza comprenderne la premessa culturale , vale a dire la condizione del sapere in quel contesto economico, che delinea un certo rapporto tra lo Stato ed il mercato, tra le imprese , le banche, gli enti pubblici e le scelte dei consumatori, dei lavoratori, dei risparmiatori. Tale variabile viene considerata , sia macroeconomicamente, come dominio esistenziale della funzione economica, che microeconomicamente, come risultante di un processo di analisi empirico e induttivo. Logicamente in modo univoco e matematicamente per il tramite di diversi percorsi, si giunge alla stessa scoperta, all'ammissione dell'esistenza di una variabile costituita dalla condizione del sapere , poichè questa incide a tutti i livelli sull'economia.

E allora con riferimento al sistema sovietico si dirà che esso è scaturito dal comunismo, dal marxismo-leninismo e dalle sue successive trasformazioni. In modo analogo per il capitalismo si dirà che esso sorge dalla premessa moderna del liberalismo, in tutte le sue diverse interpretazioni, dell'individualismo e dalla specializzaione del lavoro e dalla divisione dell'esistente.


Per lo stesso motivo sia che si voglia considerare la globalizzazione macroeconomicamente, che volendo analizzarla microeconomicamente, si addiviene alla variabile culturale, che risponde alla seguente domanda:

qual'è l'idealtipo, il concetto, l'idea guida, consapevole o implicita, che spinge i soggetti ad operare seguendo talune modalità? A scegliere di investire in un certo settore, piuttosto che in un altro, a creare un certo tipo di impresa , di marketing, di prodotto, a volere certi rapporti di lavoro o a creare certe forme di investimento o di finanziamento, a delinare un certo rapporto tra leggi economiche del mercato, norme informali e leggi giuridiche dello Stato?

Ebbene la risposta a questa domanda è nella condizione culturale, cioè nel sapere, e nel caso della globalizzazione questa condizione è il postmoderno.

La ragione per cui la globalizzazione è governata dalla governance tecnostrutturale, informale, libertaria, totalizzante, che produce annichilimento dello Stato-nazione, abbattimento delle barriere territoriali, ridefinizone degli enti giuridici economici e sociali, ricchezza e nuova disparità, è nel posmtoderno che ha consentito questa metodologia di organizzazione dell'ordinamento della globalizzazione, postmoderno che tuttavia, la globalizzazione tende a superare.