lunedì 18 dicembre 2006

Le elezioni mafiose o meglio il paradosso della democrazia

Queste righe che seguono sono il frutto di una riflessione relativa ad un articolo letto sul blog del Grosso ( grosso.iobloggo.com) che ringrazio.

Esitono in Italia diverse mafie. Le mafie sono in sotanziale competizione tra loro. Vi sono mafie endogene ( camorra, cosa nostra, 'ndrangheta e altre) e mafie esogene ( albanese, cinese ecc). Il territorio ialiano è comunque controllato dalle mafie italiane. Le mafie di importazione svolgono attività meno redditizie di quelle italiane. Perchè dico tutto questo? perchè le mafie sono in competizione e ogni mafia vuole due cose: potere e impunità. Il potere si acquisisce con le attività criminose ( droga, armi, appalti, voto di scambio nei confronti di tutti i partiti) e l'impunità si ottiene grazie all'influenza sul sistema politico.bene. Pensiamo ora alla camorra che controlla Napoli, cioè pensiamo a Napoli. Oggi i Napolteni possono contare su di un sindaco che è stato Ministro dell'Interno, un Presidente di Regione che è un uomo di potere vero, il Ministro della Giustizia e addirittura il Presidente della Repubblica! Nonostante ciò il disagio nella città è massimo. Questo perchè la camorra oggi ha non solo il potere ma anche l'impunità. Non voglio dire che i politici sono camorristi. Ma che certo loro avranno molta difficoltà a metter in carcere i loro elettori! ecco qui spiegato il paradosso della democrazia. La soluzione potrebbe essere una riduzione dei diritti politici ( elettorato attivo e passivo) a chi ha commesso un certo numero di reati efferati e riconducibili alle organizzazioni criminose. Quindi non solo i boss ma anche gli scagnozzi. Costoro non potendo più votare libererebbero, almeno in una certa misura i politici dal voto di scambio consentendo alla democrazia di attaccare la mafia che sarebbe un corpo esterno allo Stato. Oggi invece nell'attuale sistema le mafie sono un corpo interno allo Stato che addirittura controlla lo Stato.Ecco perchè l'abitudine del potente ( come la Iervolino dell'articolo) rispetto al male. Un'abitudine che deve invece essere trasformata in scandalo con la civile e democratica politica di azione culturale e istituzionale.