giovedì 10 maggio 2007

Economia Pubblica ed Economia Privata ( o meglio l'inefficienza dell'economia nel predominio della morale)

Gli economisti da sempre dibattono sulla questione relativa alla esistenza di limiti oggettivi all'azione economica dello Stato e del mercato.
Per un paio di secoli ci si è divisi tra fautori dell'intervento dello Stato e sostenitori del mercato.
Poi la questione si è sostanzialmente risolta con la definizione di Bene Pubblico.
La nozione di bene pubblico che deriva dagli studi del Mazzola e del Sax segnerebbe un limite oggettivo, scientifico tra economia pubblica ed economia privata.
Cioè i beni pubblici li produce lo Stato ( beni produttivi di esternalità positiva e di assenza di rivalità nel consumo) e i beni privati li produce il mercato. Rimane aperta la questione degli obblighi che la Costituzione pone allo Stato con riferimento alla questione relativa alle politiche sociali.Che fare dell'istruzione, della sanità, della previdenza e assistenza sociale, dei trasporti?
La risposta è:nella misura in cui queste aree di governo vengono assegnate dalla Costituzione allo Stato, se ne occupi appunto lo Stato, e diversamente il mercato.
E quindi la questione Stato mercato è sostanzialmente chiusa.
Un dibattito antico che trova la propria sintesi nella scienza delle finanze italiana dell'inizio del 900 e nell'economia pubblica contemporanea.

SI ma siamo sicuri che sia finita qui?

L'economa ha risolto la quesitone matematicamente.

E gli uomini, i cittadini, i loro diritti e le loro aspirazioni sono davvero rappresentabili come variabili macro e micro economiche?
Siamo certi che questo metodologia economica di goveranare lo Stato e il mercato da sola esaurisca il complesso della tensione ideale che deve animare l'uomo politico?

Evidentemente non è nei meandri della finanza pubblica, dell'economia politica e della politica economica, che si può esaurire la passione civile che è posta a fondamento della democrazia.
L'economia non può dirci quello che è giusto o sbagliato sotto il punto di vista morale. Organizzare le attività dello Stato e del mercato in senso economico lascia aperta la questione morale ed essa appare come quell'abisso che separa l'interiorità morale dell'individuo contemporaneo ( il mondo dentro di me) , dall'oggettività scientifica dell'organizzazione della vita sociale ed econmica nello Stato e nel mercato ( il mondo fuori da me).

L'uomo ha organizzato il mondo esterno, la vita civile, il rapporto tra stato e mercato, la democrazia, la tecnologia e la natura.
Rimane aperta la questione esistenziale.
I filosofi dell'800 hanno voluto separare l'uomo dal tutto dimodochè egli fosse libero di essere svincolato dalla realtà valoriale, storica, culturale, l'uomo che si supera che fonda il valore dentro se stesso , che vive un mondo di interpretazioni e non di fatti, l'uomo che fa il mondo, e lo trasmuta ogni volta che cambia se stesso.
E oggi questo processo è giunto in una fase parossistica in cui il romanticismo medioevalizzato dalla mediocrità apocrifa dei mezzi di comunizione di massa,che nel frattempo sono stati anch'essi frammentati nella cointemporaneità delle assenze ontologiche, produce il disordine dissociativo della mente soggetto che si contrappone spasmodicamente ad una realatà esterna oggettiva e scientifica.Stride forte il contrasto tra quell'essere uomo male educato dal liberismo morale ottocentesto e l'ordine educatissimo della realtà esterna.

e dunque ciò dimostra la necessità di lanciare un ponte tra l'esitenza morale dell'individuo iperliberato e la realtà esterna con il suo complesso di aggregazioni ontologiche specialistiche che delineano una organicitàò dell'essere mondo-perfetto.

Torna dopo un processo di allontanamento la questione morale. Siamo di fronte ad una nuova moralizzazione della società. L'economia sembra avere esaurito il suo compito e la morale torna la regina della scienza.