sabato 21 luglio 2007

Il mercato è una particolare istituzione dello Stato ( ma il mercato globale non esiste ancora )

Il processo di creazione dello Stato e delle sue istituzioni ,così come viene descritto dai contrattualisti, consiste nell'individuazione di una serie di diritti e di doveri che si ritengono necessitare di protezione coercitiva, i quali vengono esternalizzati dal dominio dell'uomo nello stato di natura e ammassati nella concezione dello Stato-leviatano.

Si tratta di un porcesso graduale, empirico ( secondo la tradizione del relativismo anglosassone) che porta lentamente alla creazione dell istituzioni e sucessivamnete all'attribuire alla complesso delle istituzioni il valore di Stato.Di volta in volta gli uomini hanno così regolarizzato le proprie insicurezze e inefficienze per il tramite della creazione delle Istituzioni.

Il Leviatano prende dunque forma per il tramite di un processo di attribuzione ad un soggetto terzo, di poteri, potestà, diritti e doveri, che un tempo erano dei singoli.

Ogni volta che si crea il processo di attribuzione leviatanica ad un terzo di posizioni di potere si crea una istituzione che è un organo dello Stato e si contribuisce a creare il luogo della coercizione, capace di dare certezza ai diritti diversamente non tutelati nello stato di natura.

La stessa dinamica dell'attribuzione di poteri al terzo esiste nel processo di creazione del mercato, in quanto gli uomini hanno delegato al mercato ( come luogo fisico-concettuale delle contrattazione ) il potere di decidere della economicità degli scambi, il prezzo per la circolazione delle risorse e la capacità di premiare attarverso l'attribuzione di ricchezza.Il mercato dunque esercita un potere di coercizione nei confronti del complesso delle contrattazioni. Chi si pone al di fuori di esso ( nell'economia della natura) perde quella protezione che è garantita dall'istituzione. Il mercato è dunque un istituzione.

Dunque nella logica di attribuzione di potere al mercato ( così come per altro avvine anche per altre istituzioni, come ad esempio per la Giustizia, il sietam dell'educazione, l'amministrazione della res publica) si riflette esattamente quel processo di attribuzione di poteri che gradualmente empiricamnete crea gli organi dello Stato.


Nel prcesso di attribuzione di poteri al terzo, nella fenomenologia della crezione della istituzione leviatanica, si possono distinguere vari gradi di complessità che riflettono il livello di civiltà della società.

Non tutte le istituzioni che costituiscono la struttura organica dello Stato sono normate positivamnete attraverso leggi formali, molte norme sono informali e altre istituziooi si trovano ancora nella primigenia costituzione all'interno del fango sociale primordiale ( condizioni e settori dell'esistenza in cui gli uomin fingono di vivere ancora nello stato di natura e che quindi organizzano secondo i principi della forza e del free riding) , istituzioni per le quali in futuro si sceglierà di creare norme prima informali e poi formali per mettere fine alla lotta dell'uomo contro l'uomo. ( circa la necessità economica dellsa creazione delle Istituzioni si veda il pensiero di Douglass North ).


Noi chiamiamo dunque Stato il complesso di queste istituzioni, poichè il Leviatano possiede il controllo su tutta la struttura della società ed ogni volta che questa crea una istituzione essa diventa parte dello Stato entrando nel Dominio del Leviatano. E' purtutttavia evidente che la struttura dello Stato talvolta pone lo stesso nella condizione di essere soggetto passivo di una asimmetria informativa. Il potere creativo delle istituzioni,e quindi delllo Stato nel suo complesso, non è dello Stato ma è dell'humus sociale. E quello che si sviluppa all'interno della primigenia spinta sociale non è nel controllo del Leviatano ( oper lo meno non lo è sempre, cioè come dire il Leviatano aspetta di essere investito di nuovi poteri. e di usufruire di nuove istituzioni, per disciplinare condizioni che si trovano nello stato di natura per ragioni di carattere storico-antropologico). Dunque il Leviatano non può controllare quelle particolari condizioni sociali nell'ambito delle quali gli uomini fingono di vivere nello Stato di natura e usano la forza personale o la coercizione di gruppo per risolvere le questioni ( accade per esempio nella globalizzaione quando i gruppi finanziari utilizzano il proporio potere per risolvere delle questioni come se fossero nello stato di natura ignorando l'esistenza dello Stato).
E' come se il Leviatano fosse ceco nei confronti della capacità della società di individuare nuove condizioni da istituzionalizzare.

La giungla di tali nuove condizioni sociali in cui si vive ancora nello stato di natura è la condizone iniziale. Poi tali fenomeni vengono normati ( per necessità di sopravvivenza dei songili e dei gruppi e per fare coesistere la crescita economica) informalmente attarverso la creazione di istituzioni che funzionano sul modello della common law ( istituzioni autonome ad un livello basso di civiltà formale ) e allora vengono ad entrare nel dominio del Leviatano che le fa proprie con la produzione di norme positive ( istituzioni dipendenti dallo Stato)

E' chiaro che le norme positive offrono maggiore protezione rispetto a quelle informali.

Le istituzioni sono quindi rappresentabili secondo la sicurezza che da esse promana che è una funzione del grado di positività delle leggi.

Il mercato è una istituzione dello Stato ( perchè si viene a creare con il processo di creazione a mezzo dell'attribuzione al terzo -leviatanico) e il suo grado di autonominna ( il fatto cioè di essere normato positivamente, informalmente o di vedere al proprio interno la creazione di un nuovo humus sociale) è molto elevato.

Nel caso della globalizzaione le contrattazioni si sviluppano ( per quanto riguarda il profilo dei mercati finanziari) senza l'esistenza di regole,e gli operatori economici in realtà lasciano che gran parte degli scambi avvengano sulla base di rappoirti di forza extra-istituzionali e auindi possiamo ben dire che non esiste un mercato globalizzato inteso nel senso di istituzione.

Da ciò derivano tre importanti conseguenze:

1. Siamo di fronte alla creazione di nuove isituzioni che a livello mondiale svolgano le funzioni leviataniche nel proceso di affermazione della democrazia ( a causa della necessità di garantire la certezza dei diritti primari, naturali e dei diritti di propietà);
2. pur esistendo la globalizzazione ( come fenomenologia dell'humus sociale) non esiste ancora il mercato globale.

Fondamentale è dunque l'impegno per la razionalizzazione delle norme degli scambi e la creazione delle isituzioni del Governo della globalizzazione e ciò può avvenire per il tramite di un democratico impegno politico cooperativo su basi contrattualistiche che porti all'affermazione della Politica Economica e ritornare in una condizione di emanciapzione dall'homo homini lupus. ( per lo meno per la globalizzazione).

2 commenti:

Unknown ha detto...

Io non la vederei così semplicemente.

Non mi soffermo a evidenziare alcune criticabili "verità" dell'argomentazione ma solo su quelle definite "tre importanti conseguenze:"

1)Questo è verò, WTO, FMI, OCSE, etc... ma il fine ultimo non è solo la democrazia

2)Il mercato globale esiste nella nuova ottica della globalizzazione stessa. La globalizzazione disegna nuove gerarchie territoriali, oltre lo stato. Ma contrariamente a quanto si pensa la globalizzazione non annulla lo spazio fisici, anzi lo rende negoziabile e condizionato. Si creano nuovi centri, come le città globali, nodi di una rete globale che i sistemi politici nazionali non sono in grado di decifrare. Lo spazio nazionale quale ambito di mediazione non esiste più. Le elitè economiche globali svolgono il ruolo più importante negli accordi internazionali e nella loro istituzionalizzazione.

3) Le istituzioni non costituiscono solo assetti strutturali o regole convenzionali, sia formali che informali.

La vera istituzione è quella completamente invisibile (Douglas). No?

Penso che la nostra economia teorica e gli strumenti analitici odierni sembrano troppo influenzati dai problemi propri della società industrale...

Cerchiamo di prendere sul serio l'invito di Hirschman a "complicare l'economia"...

Ad Maiora

Angelo Leogrande ha detto...

Bè la sempolicità non la vedo neanhce io ( la questione nella sua complessità occuperebbe diverse decine di pagine e non si può trattare in un blog)

1. Il fine delle istituzioni internazionali non è la democrazia ma nella logica di North ( che io condivido e che cito solo perchè è più autorevole di me) esse perfezionano il mercato quando questo si istituzionalizza.

2. Il mercato globale non esiste. Non c'è un sistema di regole come mostra la casistica delle imprese della globsalizzaione. Ognuno fa quello che gli pare senza vincoli nè responsabilità. Non c'è coooperazione e il puro free riding non è una regola ma solo indica il dominio dell'uomo sull'uomo che poi porta alla necessità storica ed economica dell istituzioni ( certo ci arriveremo al mercato globale ma adesso non c'è.


3. questa proprosizione è proprio sbagliata. Le istituzioni hannon infatti proprio il compito di produrre regole convenzionali o informali se non lo fanno non sono istituzioni ma sono nello stato di natura.

Del resto anche la frase relativa alle istituizoni invisibili ( mi fa pensare alla mano di Smith) non ha senso.Che significa? mah...

del resto l'economia teorica si può anche complicare nell'univeralismo di un approccio enciclopedico che condivido. MA per quanto riguarda l'economia reale penso che oggi le imprese, i consumatori e i cittadini abbiano bisogno di nuove istituzioni globali. Di stituzioni che funzionino globalmente e non come il WTO o la WB o l'Fmi.( Si veda per esempio la critica di Stiglitz a queste istituzioni).

del resto complicare le cose non è necessariamente un modo efficiente per risolvere i problemi!.

E per quanto riguarda la democrazia essa non si realizzerà mai se non attraverso la mobilitazione politica e consapevole per il governo delle istituzioni esistenti e pèer la creazione di quelle che si rendono necessarie onde evitare conflitti, guerre e abominevoli barbarie, come quelle reslative alle varie guerre che si combattono nel mondo.

C'è molto da fare e non sol sul piano teorico. Ma uno strumento concettuale per guidare la battaglia politica è necessario in questo nostro tempo in cui non ci sono punti di riferimento , gli Stati sono troppo deboli e ingessati nella loro burocrazia corrotta, le imprese sono completamente deresponsabilizzate e la classe media della civiltà occidentale ha perso la capacità di pensare a se stesa come il motore dello sviluppo democratico.Ecco perchè oggi una nuova solidarietà internazionale indurrebbe ad una affermazione medio-borghese e potremmo dire , parafrassando Marx "borghesi di tutto il mondo unitevi per la vittoria del governo democratico".

Se no ci sono regole chiare ( normate o informali ) le istituzioni non esistono e tutti noi perdiamo certezza e efficienza nello sviluppo economico. Solo il processo di creazione delle istituzioni democratiche a livello mondiale può attribuire a questa generazione la responsabilità dell'amministrazione della fenomenologia sociale della globalizzaione trasformandola nel mercato globale controllato da istituzioni di un governo globale.